“A Kahraman fu asportata la milza dopo che fu sepolto vivo sotto un mucchio di terra”
La scena che rimane più impressa nella memoria dopo aver visto Tradimento è quella in cui Kahraman, coperto di terra, con gli occhi sbarrati e il respiro affannoso, viene tratto in salvo da una fossa in mezzo alla campagna. Sembrava morto. Invece era ancora vivo. Sopravvissuto per miracolo a un tentativo di omicidio orribile, organizzato da chi avrebbe dovuto proteggerlo, amarlo, difenderlo. Un tradimento nel senso più crudo e spietato del termine.
Kahraman era un uomo onesto, devoto al suo lavoro, e animato da un forte senso di giustizia. Lavorava come revisore per una grande organizzazione finanziaria, quando scoprì per caso una rete di corruzione che coinvolgeva politici, imprenditori e persino persone a lui molto vicine. Lungi dal voltarsi dall’altra parte, decise di denunciare i fatti alle autorità. Non sapeva, però, che questa scelta avrebbe distrutto completamente la sua vita.
Tra i nomi implicati nell’indagine c’era anche Sezai, un vecchio amico di famiglia, figura carismatica e influente che Kahraman considerava quasi come un secondo padre. Ma Sezai non poteva permettersi che certe verità venissero a galla. Insieme ad altri complici, ordirà un piano crudele per far sparire Kahraman senza lasciare traccia.
La parte più devastante della vicenda, tuttavia, riguarda Ipek – la compagna di Kahraman. Una donna brillante, intelligente, che fino a quel momento aveva condiviso sogni e dolori con lui. Ma Ipek, stretta da ricatti e minacce, finisce per tradirlo. Non solo non lo avvisa del pericolo imminente, ma partecipa attivamente al piano per farlo tacere per sempre.
Una sera, con il pretesto di un incontro romantico, Ipek lo invita in una casa isolata. Lì, Kahraman viene drogato e consegnato ai suoi carnefici. Quando si risveglia, è legato, imbavagliato e trascinato nel cuore di un campo. Senza spiegazioni, viene buttato in una buca profonda. I suoi aguzzini lo coprono con la terra, ignorando le sue urla disperate. Lo seppelliscono vivo.
Quella scena è forse una delle più intense e disturbanti dell’intero film. Il respiro di Kahraman che si fa sempre più corto, le sue mani che cercano invano di scavare, la luce che lentamente scompare… un simbolo perfetto della sua condizione: tradito, isolato, dimenticato. Ma non morto.
Poche ore dopo, un giardiniere della zona nota qualcosa di strano: un rumore lieve, il terreno leggermente smosso. Con l’aiuto di altri, riesce a scavare e salvare Kahraman. Le sue condizioni sono critiche. All’ospedale, i medici sono costretti a rimuovere la milza (la “milza” – milza – che dà il titolo a questo spoiler), gravemente danneggiata a causa del trauma e della mancanza d’ossigeno. L’intervento è complesso, ma Kahraman sopravvive.
Dopo giorni di coma e silenzio, quando riapre gli occhi, non cerca vendetta. Almeno non subito. Decide invece di fingere di non ricordare nulla. È la sua strategia per smascherare chi l’ha tradito. Mentre tutti credono di essersi liberati di lui o che abbia perso la memoria, Kahraman inizia un’indagine personale, raccolta di prove, ascolto di conversazioni segrete, contatti con giornalisti e avvocati.
Il film, da quel momento in poi, assume i toni di un thriller psicologico. La narrazione si alterna tra il presente e i flashback, rivelando poco a poco la vera natura di ogni personaggio. Sezai si rivela freddo, calcolatore, pronto a sacrificare chiunque pur di salvare sé stesso. Ma il ritratto più complesso è quello di Ipek: tormentata, confusa, dilaniata tra l’amore che prova ancora per Kahraman e il senso di colpa per aver partecipato alla sua condanna.
Nel finale, la tensione raggiunge il culmine. Kahraman, con tutte le prove in mano, si presenta a una conferenza stampa pubblica. Davanti alle telecamere, racconta ogni dettaglio: il piano per ucciderlo, il coinvolgimento di Sezai, il ruolo di Ipek. Mostra documenti, registrazioni, testimonianze. È un colpo devastante per il sistema corrotto che aveva cercato di eliminarlo. Sezai viene arrestato poco dopo. Ipek, distrutta dalla vergogna, si consegna alla polizia e chiede di poter testimoniare a favore della verità.
Il film si chiude con una scena silenziosa: Kahraman, seduto da solo in una panchina, accarezza la cicatrice sull’addome lasciata dall’intervento. La sua vita non sarà più la stessa. Ma ha vinto. Ha dimostrato che, anche quando tutto sembra perduto, la verità può ancora emergere. Anche quando sei stato sepolto vivo, puoi risorgere.